Alla scoperta del cacao: il mio viaggio in Costa d’Avorio

Quando ho iniziato a fare questo lavoro, viaggiare alla scoperta degli altri paesi era uno dei miei sogni più grandi, che auguravo a me stessa e ai miei collaboratori. Negli ultimi anni, in particolare, ho girato l’Italia in lungo e in largo, ho fatto amicizia con gli Stati Uniti e sto imparando a conoscere l’Europa. Ti ho già parlato di questi miei viaggi ma ora ti invito a leggere questo reportage, alla scoperta del cacao: il mio viaggio in Costa d’Avorio!

Alla scoperta del cacao: il mio viaggio in Costa d’Avorio

Qualche settimana fa sono persino volata sin poco sopra l’equatore. Lo scopo era scoprire il luogo d’origine di uno degli ingredienti che più amiamo al mondo: la Costa d’Avorio, uno dei maggiori paesi produttori di cacao. Ad accompagnarmi nel mio viaggio c’erano Gianluca e Monica di Ferrero che, oltre a condividere con me questa avventura meravigliosa, mi hanno mostrato materialmente come viene prodotto questo ingrediente così speciale da essere stato considerato addirittura sacro da molte culture.

Sono stati tre giorni pieni ed emozionanti, durante i quali ho imparato moltissimo, ma ancor di più ho osservato, toccato e respirato la convivialità e l’amore per la vita del popolo ivoriano; ho fatto parte di una comunità che mi ha accolta senza se e senza ma; ho stimato mani forti ed esperte; ho ammirato gli sguardi che mi attorniavano, di grandi e piccoli, fiori rari che mi porterò sempre nel cuore. Ma ti racconto con ordine.

Le piantagioni e le cabossidi

Ad Abidjan, capitale della Costa d’Avorio e nostra base per l’intero viaggio, l’aria avvampa costantemente e l’umidità è davvero palpabile ma l’emozione era talmente alle stelle che io esultavo come una bambina, incurante della calura soffocante. La mattina dopo il nostro arrivo partiamo per la prima tappa: le piantagioni! Nonostante le due ore abbondanti di strade dissestate e non proprio agevoli, la fatica del viaggio viene ripagata. Scesa dall’auto, infatti, mi ritrovo immersa totalmente nella natura; una natura diversa da quella a cui siamo abituati e senza dubbio affascinante e selvaggia. Seguo Gianluca; lui si fa strada sicuro tra gli alberi di cacao per mostrarmi ciò che tanto ho atteso dalla mia partenza, ovvero le cabossidi. Le grosse bacche, che variano dal giallo al rosso scuro, custodiscono le fave di cacao e sono coltivate secondo istruzioni agricole e qualitative ben precise.

Alla scoperta del cacao: il mio viaggio in Costa d'Avorio

Ho avuto la fortuna di visitare la piantagione durante uno dei maggiori periodi di raccolta. Ho imparato a riconoscere una cabosside matura e coglierla dall’albero senza danneggiarlo (con l’aiuto di una piccola cesoia). Soprattutto, ho carpito i segreti per aprirle ed estrarne i preziosi frutti. Son tutte operazioni che, ancora oggi, vengono compiute manualmente; l’estrema perizia e pazienza dagli addetti della cooperativa che si occupano delle piantagioni sono incredibili.

Le fave di cacao

Dopo tanta fatica ecco che finalmente sono apparse le fave di cacao. Si presentano come grappoli ben saldi all’interno delle cabosse, di un candore che nulla ha a che fare con il colore del cacao a cui noi siamo abituati. Da cosa è dato quell’aspetto? Dalla polpa commestibile e molto dolce che avvolge ciascuna, ricca di vitamine. Quando me l’hanno fatta assaggiare il sapore era fresco e delizioso, molto simile al litchi.

Una volta raccolte, le si trasferisce su un letto di foglie di banano. Sono ben coperte e lasciate fermentare come il mosto d’uva: è qui il segreto, per esaltare e far emergere in sei giorni tutti gli aromi più intensi. Le fave fermentano e rilasciano tutto il succo derivato dalla polpa bianca, trasformatasi in una buonissima ed energizzante bevanda. Questa è consumata abitualmente da abitanti e lavoratori e anche io ne ho giovato. Il villaggio vicino è il luogo dove poi, per una settimana intera, le fave son lasciate al sole; qui essiccano acquisendo finalmente un colore più familiare. Il controllo qualitativo del cacao è il passo successivo, eseguito da una cooperativa e secondo le ferree regole impartite da Ferrero.

Alla scoperta del cacao: il mio viaggio in Costa d'Avorio

Il viaggio del cacao è appena cominciato e il mio anche, ma la permanenza qui è già memorabile. Questo è un luogo straripante d’entusiasmo e di energia; tra danze folkloristiche, sorrisi, felicità e impazienza di festeggiare tutti noi come solo loro sanno fare. Quanto ho imparato, ed è solo il primo giorno!

Controllo qualità del cacao: il mio viaggio in Costa d’Avorio

Umidità

Ferrero si appoggia ad alcune cooperative per il controllo del cacao e per il suo conseguente export, e le analisi sono davvero meticolose. Ho seguito il procedimento in diretta, sul cacao visto essiccare il giorno prima nel villaggio lasciato. Il cacao è arrivato a destinazione in un sacco del peso prestabilito di 65 kg: dopo aver praticato un foro, l’addetto ha inserito una sonda collegata ad un rilevatore di umidità. Solo dopo molteplici controlli e aver appurato che i valori rientrassero in quelli adatti, siam passati alla fase successiva.

Controllo a campione

Una manciata di fave è stata prelevata dal sacco e pesata, per verificarne il peso specifico e poter controllare anche visivamente l’aspetto delle fave: colore, irregolarità e dimensioni. L’obiettivo di Ferrero è usare entro il 2020 il 100% di cacao certificato dalle cooperative: nell’anno in corso, lo scopo è raggiunto al 50%.

Ora che il lotto è analizzato, dopo la valutazione di occhi e mani attenti ed esperti, può passare all’esportazione. Ma ti racconterò tutto in un altro articolo!

Controllo qualità del cacao: i bambini

Non posso non toccare l’argomento. Anzi, ne voglio parlare apertamente dopo aver visto con i miei occhi la situazione. I bambini, nei villaggi che ho visitato, sono moltissimi: bellissimi, gioiosi, affettuosi e curiosi; una luce negli occhi che rare volte mi è capitato di scorgere. Liberi.

Lavoro minorile

Ferrero si è schierato attivamente contro il lavoro minorile, condizione purtroppo ancora diffusa. Innanzitutto si appoggia solamente a cooperative che non coinvolgono in alcun modo i bambini in nessuna fase di lavorazione; inoltre incentiva l’alfabetizzazione, stanziando finanziamenti destinati anche alla costruzione di scuole. Ma non solo, per permettere tutto ciò si occupa anche della formazione dei lavoratori adulti, in modo tale che possano ottimizzare il lavoro e imparare tecniche nuove e meno faticose. Ti ho già citato Monica e Gianluca di Ferrero, che mi hanno accompagnata in questo viaggio e che, una volta al villaggio, mi hanno detto: “i bambini non devono lavorare, devono crescere liberi”. E così, di fatto, almeno in questi villaggi, la promessa è mantenuta.

Le scuole

Dovevi esserci anche tu. Una squadra di bimbi di diverse età, tutti in uniforme – neutra per i bambini e quadrettata e graziosa per le bambine. La scuola ovviamente non si avvicina a quelle che ci immaginiamo noi, ma solo da un punto di vista strutturale ed architettonico. Non si può negare che sia purtroppo fatiscente, anche se i banchi in legno sono tanti, spaziosi e la lavagna è grande; tuttavia lo spirito è esattamente quello che ci si aspetterebbe di trovare in una scuola: entusiasmo, voglia di imparare, allegria. E mi sono sentita un po’ scolara anche io: quanto hanno da insegnarci questi bambini!

Controllo qualità del cacao: il mio viaggio in Costa d'Avorio

Controllo qualità del cacao: prima il dovere, poi la musica e il pranzo

Ho voluto lasciare per ultimo questo capitolo del racconto. Non posso spiegare a parole l’emozione che ho provato per tutta la mia permanenza in questa intensissima tappa del mio viaggio. Giovani e anziani con una vitalità mai vista: nonostante caldo, afa e lavoro da svolgere ci hanno accolti in pompa magna. Fiati di decine di trombe, percussioni, strumenti locali, mani e piedi che andavano a tempo; ballerini tarantolati e snodatissimi che, se facessi io le loro movenze, credo mi romperei come un robot arrugginito. Non c’è età, non c’è tempo, siamo tutti uguali; noi li per loro e loro li per noi, in un arpeggio ritmato che non mi scorderò mai più.

Riti commoventi

Dopo il controllo qualità, il capo del villaggio – un uomo dalla presenza importante, distinto – ci ha donato una sorpresa. Una cerimonia stupenda, per onorarci della nostra presenza. Alcune magnifiche donne mi hanno vestita, facendomi indossare uno dei loro tipici abiti, bellissimo. Successivamente, con gli abiti cerimoniali addosso, mi hanno aiutata a sedermi e ad alzarmi tre volte, supportandomi come vuole la tradizione. Un gesto quasi sacrale, per donarsi completamente all’ospite. Io, che mi commuovo apertamente di rado, a stendo son riuscita a trattenermi. L’amore che mi ha invasa è stato palpabile, indimenticabile.

Controllo qualità del cacao: il mio viaggio in Costa d'Avorio

La manioca

Dopo le fasi di controllo eravamo stanchi e affamati e non vedevo l’ora di questo momento. Per il pranzo, infatti, ho avuto la fortuna immensa di imparare direttamente dalle mani di una donna esperta, che mi ha accolta come una figlia. Il pasto, come speso capita nella cucina tradizionale di questi luoghi, era a base di manioca. Simile alla patata, questa radice tuberosa – la cui farina è chiamata tapioca – è raccolta e trattata fino a renderla quasi couscous. L’abbiamo pelata, tagliata a pezzi e successivamente tritata; dopo ripetuti passaggi in una pressa manuale per estrarre tutta l’umidità, è cotta al vapore per ottenere una sorta di couscous o semolino. Il sapore era delicato e appetitoso, perfetto per accompagnare verdure e pesce. Che esperienza magnifica!

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