Parmigiano Reggiano: il viaggio più bello

La mia idea di cena perfetta, zero fatica e tanto gusto? Un bel tagliere di salumi, un bicchiere di vino rosso leggero, una pagnotta fresca e una cascata di cubetti di Parmigiano Reggiano, magari di diverse stagionature…12, 24…36 mesi… (La mia preferita è quella a 24 mesi: il momento perfetto in cui il Parmigiano Reggiano si arricchisce di tutte le sue sfumature di gusto)

Del resto, stiamo parlando del formaggio più amato dagli italiani, che arriva sulle nostre tavole da nove secoli, lo hanno inventato nel Medioevo! A me basterebbe questo per smettere di chiamarlo tempo buio!! Non riesco ad immaginare oggi la cucina italiana senza Parmigiano Reggiano, io lo metto praticamente ovunque: in abbondanza grattugiato sugli spaghetti al pomodoro, a cucchiaiate per insaporire le zuppe, sparso come neve sui piatti da gratinare per formare una crosticina croccante e golosa, a scaglie per arricchire le mie insalate, a cubetti piccolissimi nella frittata per trasformarla in uno scrigno di pepite saporite… potrei andare avanti per ore!

Uno dei segreti del Parmigiano sta nel fatto che il suo processo di produzione non è mai cambiato nel tempo. Ancora oggi si utilizzano gli stessi antichi ingredienti: solo latte di mucche italiane – nate e allevate nella zona di origine, sale e caglio, lavorati secondo un rigido Disciplinare depositato in Unione Europea, che garantisce una produzione del tutto naturale, senza l’uso di alcun additivo. Un prodotto 100% italiano, una DOP che si può produrre solo nell’area di origine: le province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna (a sinistra del Reno) e Mantova (alla destra del Po) e che regala ad ogni morso i profumi e i sapori del territorio del quale è espressione.

Esiste valore maggiore per un prodotto del legame così stretto con il proprio territorio? Del resto è proprio grazie al lavoro delle tante abazie diffuse sul territorio della Pianura Padana che nacque questa perla della nostra tradizione culinaria: i monaci studiarono per cercare di produrre un formaggio che avesse come caratteristica peculiare la possibilità di durare nel tempo, per non dover sprecare il latte prodotti in abbondanze nelle loro stalle e in quelle dei contadini che lavoravano attorno a loro, e per poter creare un formaggio che potesse viaggiare: la pasta asciutta del Parmigiano Reggiano e le sue grandi forme furono la chiave di volta, e resero possibile il trasporto delle forme in tutta Italia: vi immaginate una parmigiana partenopea o un pesto alla genovese senza il meraviglioso tocco di sapidità regalato dal Parmigiano Reggiano?

E poi apprezzo moltissimo l’attenzione che il Consorzio presta alla salute, alla cura e all’alimentazione degli animali che producono questo prezioso latte. Questo per me è un requisito fondamentale, quando scelgo gli ingredienti per le mie ricette e per la mia alimentazione: non mi basta che un formaggio sia buono al palato, devo anche essere certa che venga prodotto a partire da materie prime sane, e da animali trattati con la giusta cura. E il Consorzio mi regala anche questa garanzia, con i suoi programmi che assicurano un alto livello di benessere agli animali in stalla.

Di cose da raccontare sul Parmigiano ce ne sarebbero tantissime: io ti consiglio per conoscere meglio il territorio di origine, le tradizioni e la storia del prodotto di visitare il sito  www.scaglie.it

 

 

 

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