Fico d’India

Una pianta grassa spinosa che produce frutti molto particolari, con una polpa dal colore sgargiante ricca di piccoli semi sferici e un sapore inconfondibile, deliziosa da gustare al naturale ma anche sottoforma di dolci, confetture, gelati e liquori.

Cos’è il fico d’India

Il fico d’India (ficodindia o Opuntia ficus-indica) è una pianta “grassa” (o meglio “succulenta”) appartenente alla famiglia delle Cactacee, originaria del Messico, dal  quale si diffuse tra le popolazioni del Centro America, che la consideravano una pianta sacra con forti valori simbolici e già ai tempi degli Aztechi la coltivavano e commerciavano, giungendo poi a Cuba e in tutti i Caraibi. In seguito alla scoperta dell’America la pianta fu esportata nel Vecchio Mondo (a partire dalle isole Canarie, dove giunse nel XIX secolo), diffondendosi come pianta infestante in tutto il bacino del Mediterraneo e poi in Asia (tra India e Ceylon), in Sudafrica, Madagascar, Réunion e Mauritius, così come in Australia, grazie alla sua capacità di adattarsi ai climi aridi e semi-aridi, ad altitudini che vanno dai 150 ai 750 metri sul livello del mare e a terreni poco profondi, leggeri e grossolani. 

Coltivazione

La pianta del Fico d’India si è nel tempo naturalizzata in molte aree del mondo (Messico, Stati uniti, Cile, Brasile, Perù Eritrea, Tunisia, Sudafrica, Medio Oriente, Turchia, Italia), dove oltre a diffondersi come pianta infestante ha cominciato ad essere coltivata in virtù del clima favorevole, ma anche dell’apprezzamento dei loro frutti (a cui in Europa si aggiunse l’opportunità di utilizzarla come strumento per l’allevamento della cocciniglia del carminio). In Italia è coltivata prevalentemente in Basilicata, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Sardegna ma è diffusa su tutto il litorale tirrenico fino alla Liguria.

Stagionalità

In natura i frutti della pianta hanno una stagionalità ristretta: giungono a maturazione tra agosto e settembre, ma i coltivatori hanno imparato a prolungare il periodo di fruttificazione fino ai primi di dicembre grazie alla tecnica della cosiddetta “scozzolatura”, che consiste nel taglio dei fiori e delle pale emessi in primavera, subito dopo la ripresa vegetativa.

In sostanza le piante vengono sottoposte al taglio delle palette giovani, dei fiori e dei frutti nascenti sulle pale più mature nel mese di giugno, in modo che la pianta sia stimolata a difendersi meccanicamente, buttando fuori nuove infiorescenze e a produrre nuovi frutti che vanno raccolti da settembre a novembre, per poi smettere di fruttificare fino alla stagione successiva. Ma per ottenere frutti tutto l’anno viene applicata una scozzolatura “selettiva e parziale” che cioè riguarda solo alcune delle pale giovani (quelle più distanti tra loro, tenendo in considerazione la loro maggiore grandezza futura), e solo parte dei frutti che crescono su di esse (di solito quelli più belli e meglio formati vengono lasciati). Questo farà sì che sulla stessa pala continuino a maturare i frutti che saranno pronti in estate (i cosiddetti “agostani” , più pregiati, che si raccolgono a più riprese tra agosto e settembre) e poi crescano quelli più tardivi (detti “bastardoni”) che possono essere raccolti fino a dicembre. Anche i fiori vengono tolti solo in parte (vengono lasciati solo quelli più belli e distanti tra loro, per dare alla pianta la possibilità di fare frutti più grandi) e sulle palette in cui ciò avviene matureranno i frutti più tardivi nel raccolto.

Inoltre non vengono tagliate le pale giovani che a giugno sono solo sul punto di nascere ma su cui sono già presenti fichi, i quali potranno essere raccolti anche fino a maggio, anche se saranno di meno, perché le foglie giovani sono più piccole. Questo in più dà alle piante la possibilità di rafforzarsi e alimentarsi sfruttando la fotosintesi delle pale più giovani.

Attenzione alle spine!

Nonostante la corazza di spine (lunghe 1-2 cm) che ne ricopre il fusto renda il Fico d’India poco invitante, in realtà tanto i frutti quanto le stesse pale (dette cladodi) sono edibili. Al momento della raccolta bisogna però fare attenzione alla presenza dei glochidi: piccolissime spine (sottili e lunghe alcuni millimetri, di colore brunastro e munite di minuscole scaglie a forma di uncino), che al contatto si staccano facilmente dalla pianta e di impiantano solidamente nella cute, risultando molto difficili da estrarre, soprattutto perché quando si cerca di toglierle tendono a rompersi e a restare in parte sotto la superficie della pelle.  

Mentre le spine vere e proprie possono non essere presenti (nel caso delle varietà di Opuntia cosiddette “inermi”), i glochidi ci sono sempre.

I frutti

Il frutto del Fico d’India è commestibile: si tratta di una bacca carnosa, dalla buccia spessa e dalla polpa dolce, succosa (di colore giallo-arancione nella varietà sulfarina, rosso porpora nella varietà sanguigna e bianco nella muscaredda) e ricca di semi. Il peso e la forma del frutto possono variare molto, non solo secondo le varietà ma anche in rapporto all’epoca di formazione: i primi frutti (gli agostani) sono di dimensioni ridotte (150-160 g di peso) e più tondeggianti, quelli più tardivi o bastardoni hanno una forma allungata e peduncolata e presentano dimensioni maggiori (possono arrivare a 400 g di peso).

Frutti carnosi, dalla polpa succosa ricca di semi, racchiusa in una buccia spessa e coperta di spine. Ideale da magiare al naturale o da utilizzare in diverse preparazioni

Come raccogliere e sbucciare i fichi d’India

Per raccogliere i frutti del fico d’India senza rischiare di pungersi si utilizza un attrezzo artigianale detto “coppo”, che consiste in un lungo bastone con all’estremità un tubo di raccolta conico, con cui recidere la bacca dalla pianta senza toccarla e senza farla cadere. Una volta prelevati i frutti vanno lasciati in ammollo in una bacinella per 30-60 minuti cambiando l’acqua 2-3 volte in modo da facilitare la rimozione delle spine più piccole. In seguito possono essere sbucciati su un tagliere: basterà infilzarli con una forchetta e usare un coltello per tagliare le due estremità, poi effettuare per l’intera lunghezza del frutto un’incisione abbastanza profonda da trapassare la buccia e sollevare quest’ultima utilizzando la punta del coltello stesso, separandola dalla polpa. 

Come utilizzarli in cucina

Il frutto del fico d’India è molto dolce ed è ideale da mangiare al naturale (preferibilmente freddo di frigo), ma anche da utilizzare in diverse preparazioni come succhi, mostarde, liquori e diverse ricette di pasticceria come gelati, granite e confetture.

Oltre ai frutti, anche i cladodi (o pale) del fico d’India sono edibili. Quelli più giovani e teneri si possono utilizzare in insalata. 

 

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