Anche se non è proprio il classico coltello giapponese, il santoku è un modello studiato per essere praticamente indispensabile in cucina. La sua lama è inconfondibile e ti esorto davvero a provare la sua efficacia!
Santoku: il coltello dalle tre virtù
Il suo nome significa letteralmente “dalle tre virtù”, in senso lato “dai tre utilizzi”: taglia, riduce a cubetti e sminuzza una vastissima quantità di ingredienti tra cui frutta, verdura ma anche carne e pesce. Leggero e comodo da usare, è fondamentale in cucina.
Caratteristiche
Nato a metà degli anni Novanta, rappresenta la fusione della cultura orientale con quella occidentale: il santoku è nato infatti sul concetto base del coltello tipico giapponese, con influenze nostrane; la punta rivolta verso il basso, ad esempio, è di origine francese.
La sua lama molto particolare si aggira sui 20 cm e l’impugnatura è pensata appositamente per due scopi:
- Tagli classici, tenendolo saldamente per il manico che è allineato alla parte superiore della lama
- Sminuzzare/tritare, tenendolo con il pollice e l’indice alla base dell’impugnatura, ovvero sulla lama. Questo coltello, infatti, è previsto per un movimento verticale
- Lungo tutta la lama sono presenti degli alveoli, che servono ad impedire agli alimenti di attaccarsi e rimanere sulla lama durante il taglio
Santoku: Quale scegliere?
Esistono santoku in acciaio e in ceramica. Come funzionalità sono equiparabili, come spiego nel mio tutorial sulla differenza tra i coltelli in ceramica e in acciaio; la ceramica, essendo più dura e liscia, svolgerà meglio la funzione di rilascio degli alimenti: non presenta, infatti, alveoli lungo la lama.