Scroccafusi impiattati con decorazione di Alchermes, mascherina di Arlecchino e tovaglioli a righe colorate

Scroccafusi

  • Preparazione: 0h 30m
  • Cottura: 0h 30m
  • Riposo: 0h 15m
  • Difficoltà: facile
  • Costo: basso
  • Porzioni: 18 pezzi
  • Metodo cottura: Frittura
  • Cucina: Italiana, Marchigiana

Se sei in cerca di qualche spunto per una ricetta dolce di Carnevale ma non vuoi ripiegare su quelle più conosciute come tortelli, chiacchiere e ravioli dolci, puoi provare gli “scroccafusi”, frittelle tipiche marchigiane dalla forma irregolare, che puoi preparare nella doppia versione: al miele o all’alchermes!

Ingredienti per 18 pezzi

PER L’IMPASTO

  • Farina 00 510 g
  • Uova medie (circa 240 g)4
  • Zucchero 120 g
  • Olio extravergine d’oliva (o olio di semi di girasole)15 g
  • Sale 1 pizzico
  • Lievito per dolci in polvere 16 g
  • Scorza di limone 1
  • Sambuca 90 g

PER FRIGGERE

  • Olio di arachide (o olio di semi di girasole)1 l

PER LA DECORAZIONE

  • Miele di acacia (o alchermes) q.b.
  • Zucchero q.b.

Allergeni

Cereali e derivati Uova Arachidi Frutta a guscio

Procedimento

PER L’IMPASTO

Metti nella ciotola di una planetaria munita di foglia la farina, il lievito, lo zucchero e aziona la macchina. Mentre gli ingredienti secchi cominciano a mescolarsi, sbatti le uova in un contenitore a parte, insieme all’olio e al pizzico di sale, quindi versa anche questo composto nella planetaria.

Continua a lavorare gli ingredienti fino a quando l’impasto comincerà a incordarsi. A questo punto aggiungi anche la sambuca e la scorza del limone grattugiata.

Lascia andare la macchina a lungo fino a ottenere un impasto omogeneo. Potrebbe volerci anche un quarto d’ora.

Rovescia il tutto sul piano di lavoro leggermente infarinato, aiutandoti con una spatola per staccare bene l’impasto dalle pareti della ciotola. Fallo rotolare sul piano in modo da dargli una forma allungata e ottenere un salsicciotto del diametro da 5 cm. Quindi, con un tarocco o un coltello molto affilato, taglialo a tocchetti di 4-5 cm.

COTTURA

Metti sul fuoco una pentola capiente colma d’acqua non salata e, quando avrà raggiunto il bollore, tuffaci i tocchetti di impasto.

Da quando salgono a galla falli cuocere per 6 minuti. Poi scolali su un telo da cucina pulito e lasciali asciugare e raffreddare per 10-15 minuti. Quindi, con l’aiuto di una forbice o di un coltellino, pratica su ciascuno un taglio superficiale a forma di croce.

Nel frattempo scalda l’olio di arachidi (o di girasole) in un tegame dai bordi alti. Quando avrà raggiunto la temperatura di 180° immergivi gli scroccafusi e lasciali friggere per 10 minuti circa, fino a quando non inizieranno ad aprirsi e a dorarsi in superficie.

Scolali con una schiumarola e trasferiscili su un piatto coperto di carta assorbente da cucina per eliminare l’olio in eccesso e, finché sono ancora caldi, irrorali con del miele a piacere oppure con qualche goccia di alchermes e un po’ di zucchero semolato.

I tuoi scroccafusi sono pronti per la festa più allegra dell’anno!

Note & consigli

Fai attenzione, immergerai gli scroccafusi in acqua tenderanno a depositarsi sul fondo della pentola: abbi cura di sollevarli con una schiumarola per evitare che si attacchino (ti basterà compiere questa operazione solo una volta; poi il movimento dell’acqua li manterrà a galla).

Conservazione

Come per tutti i fritti, ti consiglio di consumare i tuoi scroccafusi appena fatti e ancora caldi. In alternativa, se vuoi prepararli in anticipo, puoi aspettare a farcirli e rigenerarli saltandoli in un pentolino con un po’ di miele caldo.

Curiosità

Gli scroccafusi (chiamati anche stummeri o cecetti) devono il loro nome alla caratteristica croccantezza che li rende appunto “scrocchianti”.

Secondo la tradizione questi dolcetti tipici della zona del maceratese non venivano fritti bensì cotti nel forno a legna e, per superstizione popolare, si credeva che se durante la preparazione qualcuno fosse entrato nella stanza, il risultato sarebbe stato scadente. Oggi rientrano nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (PAT) riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

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