Un primo piatto friulano a base di pasta fresca ripiena di patate, cipolle, formaggio, erbe aromatiche e spezie, dalla caratteristica forma a mezzaluna.

Cjalsons de Timau

  • Preparazione: 1h 0m
  • Cottura: 1h 0m
  • Riposo: 1h 0m
  • Difficoltà: facile
  • Costo: basso
  • Porzioni: 4 persone
  • Metodo cottura: Fornello
  • Cucina: Italiana, Friulana

I cjarsons (o cjalzòns) o cjarson krofin di Timau sono un piatto popolare tipico del Friuli Venezia Giulia, in particolare della regione della Carnia. Sono originari di Timau, una frazione del comune di Paluzza, in provincia di Udine e sono un tipo di pasta fresca ripiena, preparata come le tagliatelle all’uovo, ma utilizzata per comporre dei ravioli a forma di mezzaluna con una farcitura a base di ingredienti salati ma sempre con una punta dolce. Un tempo erano serviti in occasione della festa della patrona di Timau, Santa Gertrude, e in seguito per il menù della Pasqua, ma oggi si portano in tavola tutto l’anno e ogni famiglia ha la propria ricetta. Ecco la mia! 

Ingredienti per 4 persone

PER LA PASTA

  • Farina 00 150 g
  • Uova medie 2
  • Farina di semola rimacinata di grano duro (per spolverare) q.b.

per il ripieno

  • Patate 250 g
  • Cipolle 80 g
  • Burro 20 g
  • Formaggio Montasio 50 g
  • Prezzemolo 1 ciuffo
  • Menta 1 rametto
  • Cannella 1 pizzico
  • Sale q.b.
  • Pepe q.b.

per condire

  • Burro 50 g
  • Ricotta affumicata grattugiata 50 g

Allergeni

Cereali e derivati Uova Latte

Procedimento

per la pasta

Nella ciotola di una planetaria munita di foglia metti la farina, le uova e aziona la planetaria a velocità media fino a quando l’impasto sarà omogeneo. Spegnila, quindi trasferisci l’impasto su una spianatoia leggermente infarinata e lavoralo fino a farlo diventare liscio, quindi conferisci all’impasto una forma sferica. Lascialo riposare per mezz’ora coperto con una ciotola rovesciata.

per il ripieno

Lava le patate e lessale con tutta la buccia in una pentola con abbondante acqua fino a quando risulteranno morbide e sarà facile trapassarle con i rebbi di una forchetta. Quindi scolale, lasciale leggermente intiepidire, poi sbucciale e schiacciale con i rebbi di una forchetta o con lo schiacciapatate, facendo cadere la purea all’interno di una ciotola.

In una padella fai sciogliere il burro e mettivi a soffriggere la cipolla tritata per una decina di minuti, a fuoco basso.
Quando si sarà appassita, aggiungi anche le erbe aromatiche sminuzzate e la cannella e cuoci altri due minuti.

Ora unisci questo soffritto alle patate. Grattugia il Montasio e aggiungilo al resto degli ingredienti; aggiusta di sale e pepe e mescola bene per ottenere un composto omogeneo.
Quindi lascia raffreddare il ripieno ottenuto, trasferiscilo in una sac à poche e tienilo da parte.

composizione

Riprendi la pasta all’uovo, prelevane una porzione alla volta (lasciando il resto sotto la ciotola per evitare che si secchi) e stendilo con la macchinetta tirapasta dallo spessore maggiore fino a quello più sottile (aiutandoti con della semola rimacinata per rendere più facile il passaggio della sfoglia tra i rulli della macchinetta).

Ora aiutati con un coppapasta (o con un bicchiere) per ottenere dei dischetti di pasta del diametro di 8 cm.
Spremi al centro di ciascuno di essi una noce di ripieno (circa 10 g), poi chiudi ogni dischetto a mezzaluna, inumidendo leggermente i bordi con il dito bagnato nell’acqua e sigillandoli con la forchetta per evitare che il contenuto dei ravioli fuoriesca durante la cottura.

Prosegui così fino a esaurire tutta la pasta (reimpastando e ristendendo anche i ritagli) e il ripieno. Man mano che procedi adagia i tuoi cjarsons su una teglia foderata con un panno pulito spolverizzato di semola.

cottura

Metti sul fuoco una pentola con abbondante acqua e portala a ebollizione. Quindi salala e tuffaci i tuoi cjarsons, lasciandoli lessare per qualche minuto fino a quando verranno a galla.
Nel frattempo sciogli il burro in una padella e, quando saranno cotti, scolaci direttamente i tuoi cjarsons. Lasciali insaporire per qualche istante, aggiungendo un po’ di acqua di cottura e mantecandoli con delicatezza facendo roteare la padella.
Infine impiattali, completa la ricetta cospargendoli con un po’ di ricotta affumicata grattugiata e servili ben caldi!

Note & consigli

*Per una cottura omogenea delle patate, il trucco è sceglierle tutte della stessa dimensione.
*Quando fai lessare i tuoi cjarsons abbassa la fiamma sotto la pentola per evitare che l’acqua bolla troppo vorticosamente rischiando di romperli.

Varianti della ricetta

Se vuoi provare altre ricette regionali di pasta ripiena ti suggerisco anche gli agnolotti del plin, i culurgiones, i pansoti e gli schlutzkrapfen allo speck.

Conservazione

Puoi preparare i tuoi cjarsons con un giorno di anticipo e conservarli in frigorifero. In alternativa puoi anche congelarli. Una volta cotti ti consiglio invece di consumarli subito.

Curiosità

*Dal luogo d’origine (Timau), la ricetta dei cjarsons si è diffusa in tutto il Friuli, assumendo caratteristiche diverse da zona a zona e addirittura di famiglia in famiglia. Se ne attesta l’esistenza di almeno 30 varianti, tutte comunque accomunate dall’assenza di carne, l’aggiunta di qualche ingrediente dolce (cacao, cannella, uva sultanina, biscotti secchi, mele, pere o susine cotte in precedenza) al ripieno a base salata e il condimento, molto semplice, a base di burro e ricotta affumicata grattugiata (scuete fumade).

*La ricetta più antica dei Cjarsons risale al XV secolo, contenuta nel “Libro de arte coquinaria” del Patriarca di Aquileia Maestro Martino, che chiama questi ravioli “caliscioni”. Un nome di cui non si conosce l’etimologia, e che secondo alcuni deriverebbe da “calisson”, vocabolo che in turco indica uno strumento musicale simile al liuto, e che nel XIV secolo era usato per definire un dolcetto di marzapane della medesima forma.

*La storia dei cjarsons si lega strettamente a quella dei cramars, venditori ambulanti che nei mesi invernali, si spostavano dalla Carnia in Austria, Germania, Ungheria esportando tessuti e riportando in patria droghe e spezie provenienti da Venezia come cacao, cannella e altre, entrate a far parte di questo piatto. Il nome deriva dalle “carme”, le dispense portatili (veri e propri bagagli con cassetti!) che questi commercianti trasportavano sulle spalle. 

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