piatto da portata con seadas, miele, formaggio e agrumi

Seadas

  • Preparazione: 0h 40m
  • Cottura: 0h 15m
  • Difficoltà: facile
  • Costo: basso
  • Porzioni: 10 porzioni
  • Metodo cottura: Frittura
  • Cucina: Sarda

Le seadas sono un dolce tradizionale sardo che fonde sapori dolci e salati in una combinazione deliziosa. Questa specie di frittelle sono realizzate con una pasta dolce e croccante, ripiena di formaggio pecorino freschissimo e aromatizzate con scorza d’arancia e una generosa dose miele. Dopo la frittura, le seadas vengono ricoperte di miele di castagno o di corbezzolo, ingrediente molto diffuso nella pasticceria sarda, protagonista di un altro dolce molto amato, le origliette di Ozieri.

La sapidità del formaggio si sposa molto bene con la dolcezza del miele creando un contrasto di sapori molto piacevole.

Ingredienti per 10 seadas

Per la pasta

  • Farina di semola rimacinata di grano duro 85 g
  • Farina 00 135 g
  • Acqua 80 g
  • Strutto 50 g
  • Sale 1 pizzico

Per il ripieno

  • Pecorino freschissimo 400 g
  • Scorza di limone 1
  • Scorza di arancia 1

Per friggere

  • olio di semi di arachidi 1 l

Per cospargere

  • Miele di corbezzolo o di castagno q.b.

Allergeni

Cereali e derivati Arachidi

Procedimento

L’impasto

Unisci le farine e lo strutto. Impasta gli ingredienti per formare delle briciole. Aggiungi a filo l’acqua in cui avrai disciolto il sale e impasta. Forma un panetto, rivestilo con pellicola e fallo riposare per mezz’ora.

Tira l’impasto con una macchinetta tira pasta piegandolo più volte e arrivando allo spessore di 1-2 mm. Con un coppa pasta tondo di 10 cm ricava dei dischi.

Impastando di nuovo i ritagli di pasta ricava altre sfoglie da cui ottenere nuovi dischi. In tutto dovrai formarne 20.

Il ripieno

Grattugia il formaggio con una grattugia a campana e mescolalo con le scorze di arancia e limone anch’esse grattugiate.
Preleva 40 g del composto ottenuto e premilo un po’ con le mani per formare una polpetta che schiaccerai leggermente e disporrai al centro di un disco di pasta.

Bagna i bordi del disco con un po’ di acqua e poi ricoprilo con un altro disco di pasta.
Fai fuoriuscire tutta l’aria presente tra i dischi di pasta premendo vicino al ripieno con le dita e poi sigilla i bordi premendoli tra loro.

Con una rotella taglia pasta dentellata ripassa tutti i bordi esterni saldandoli tra loro.

Friggi le seadas immergendole nell’olio di arachidi a 175° e buttando sulla superficie dell’olio bollente con un cucchiaio fino a quando saranno dorate e piene di bolle. Scolale, cospargile con il miele e servile immediatamente!

Note & consigli

*Il riposo di questo impasto è fondamentale, perché è il passaggio che gli conferisce distensibilità ed elasticità. Non avere fretta!

*Per una frittura perfetta segui questo tutorial che ti lascio.

*Per avere una seada piena di bollicine il trucco è di buttarla nell’olio bollente e successivamente continuare a ricoprirla con altrettante cucchiaiate d’olio in modo che resti ben coperta anche la superficie rivolta verso l’aria: saranno perfette!

Domande frequenti

Posso utilizzare solo la farina di semola?

Non te lo consiglio in quanto l’impasto diventerebbe davvero difficile da tirare, motivo per cui una percentuale di farina 00 è fondamentale.

Posso congelare le seadas e friggerle in un secondo momento?

Puoi cuocerle da congelate, per i tempi di cottura puoi regolarti testandola su un piccolo pezzetto.

Varianti della ricetta

La cucina sarda ci regala moltissime prelibatezze, da quelle dolci come le pardulas o i frati fritti, a quelle salate come la fregola con le arselle e il pane frattau.

Conservazione

Puoi preparare le seadas e conservarle in frigorifero in un contenitore chiuso ermeticamente, separate le une dalle altre da carta forno. Puoi anche congelarle. Una volta cotte, però, le dovrai gustare immediatamente!

Curiosità

Secondo il DES, i Dizionario Etimologico Sardo di Max Leopold Wagner, la seada sarebbe chiamata così per il suo “lustro untuoso”, il nome deriverebbe dal termine sardo sebu/seu che indica il grasso animale, che in origine veniva utilizzato per la realizzazione del piatto, il sevo, ricavato dal grasso degli ovini e non dei suini come lo strutto.

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